Di grandi giorni ne abbiamo avuti ormai tanti, alcuni li abbiamo dimenticati. Ci sono rimasti in testa solo quelli veramente grandi. La costituzione del Comitato, nel 2012. La prima presentazione alla Commissione, nel 2013. Il giorno del passaggio in short list, una settimana dopo. La seconda presentazione in Commissione. La scrittura e l’andata in stampa di due dossier. Il giorno della proclamazione, quel 17 ottobre 2014. Le sei (sei!) edizioni di Materadio. E oggi? Oggi c’è il #MenoUno, il giorno nel quale parte il conto alla rovescia per la cerimonia di inaugurazione dell’anno da Capitale Europea della Cultura. Un evento nel quale si é puntato al collettivo, alla partecipazione, a rendere vivo il “città e cittadini” del dossier: un edificio tutto fatto di cartone viene montato proprio da cittadini sotto la guida del “direttore dei lavori”, quell’Olivier Grossetete che già ha realizzato opere così in giro per il mondo. La bandierina sul tetto verrà messa da Antoine le Menestrel, ballerino acrobata che si arrampicherà sul cartone, a suon di musica. Per costruire l’edificio, come in un immenso lego, servono i mattoni: è per questo che da lunedì scorso studenti, associazioni, cittadini, collaboratori a vario titolo stanno sagomando scatole di cartone, chiudendole con lo scotch e impilandole in ordine nella Mediateca. Risate di ragazzi, traffico di forbici e righelli, cento rotoli di scotch, resa orizzontale del lavoro, tutti insieme per un solo obiettivo. Nulla potrebbe essere più Open Future. C’è tanta roba che ci vede impegnati, nella roccaforte di calcarenite gialla che ospita gli uffici della Fondazione Matera 2019. Dall’esterno probabilmente è difficile comprendere quanta fatica, riunioni, interlocuzioni, mediazioni e compromessi costa ogni progetto che si rende poi visibile a tutti. E il tempo stringe, non c’è più margine per gli sguardi lunghi. Dobbiamo ogni giorno prendere in mano il dossier e rendere quelle parole, quei progetti vincenti!! Altrimenti non staremmo nemmeno qui a parlarne – carne viva della città e della regione e di tutto il Sud Italia. Meglio che possiamo.
Con le risorse, gli spazi che abbiamo. Con le persone che siamo, stipate nelle stanze assegnate, spartendoci i mezzi a disposizione, schivando il giornalista critico di turno, il commento malevolo sui social network, la polemica del giorno, lo sfottó. Cercando sempre la mediazione, pure quella impossibile.Eppure, ci stiamo riuscendo. Abbiamo assegnato 20 dei 50 progetti del dossier a 27 operatori culturali della Basiicata. Un investimento di quasi 6 milioni di euro che ne mette in gioco almeno 7,5. Una scelta coraggiosa, e faticosissima: faticoso ed ingrato selezionarli, organizzare workshop di co-creazione per mesi, mediare, aggiungere, integrare, valorizzare le idee e renderle possibili. Avremmo potuto comprare le produzioni dal resto d’Italia o del mondo, invece abbiamo voluto co-produrle con i lucani. Perché è così che rimane una eredità, nel 2020, quando i riflettori si saranno spenti. E’ così che si cresce: buttati nell’acqua alta con gli squali, a fare cose mai fatte prima, in dimensioni continentali mai affrontate prima. Operatori locali in un contesto globale, generatori di occasioni di lavoro. Abbiamo cercato in tutto il Sud Italia i migliori esperti di produzione culturale e di engagement, ne abbiamo selezionati 40, di cui 20 sotto i 32 anni. Sono arrivate 250 domande, e altrettante richieste di partecipazione dal resto d’Italia: segno che il dossier Matera 2019 circola negli ambienti giusti, è di interesse nazionale; è segno che tanti vorrebbero esserci, anche da molto lontano, che il progetto viene percepito importante per la nazione, come è accaduto per Expo, al netto di tutte le polemiche. E’ partita l’Open Design School, il laboratorio permanente di progettazione e design che si candida a disegnare qualunque infrastruttura e spazio entrerà nell’orbita del 2019: un lavoro incessante di design e ideazione fisica nel quale verranno coinvolti il maggior numero di persone possibile, in una proficua continua interazione fra cittadini, designers, architetti, studenti, tirocinanti da ogni parte d’italia e di Europa. E’ on line la piattaforma della Community Matera 2019, nella quale oggi si discute di quali sono gli elementi minimi che la devono caratterizzare, quali le sensibilità da mettere in campo, cosa distingue e cosa unisce una community on line da una off line.
L’obiettivo è creare un luogo virtuale nel quale chiunque possa accedere per fare una proposta progettuale, da discutere, integrare, completare e realizzare con il contributo di tutti.Già da giugno 2017 è stato rivitalizzato e chiamato a nuove sfide il webteam Matera 2019, che all’epoca della candidatura fu colonna portante, sui social network e sul sito ufficiale, della comunicazione di quanto si andava costruendo. In mezzo, vengono realizzati eventi una tantum (non fatevi ingannare dall'”una tamtum”, c’è più lavoro di quanto ce ne sia dietro eventi programmati!), lavori con le scuole e con i volontari, incontri con Istitutuzioni piccole, medie e grandi per altre progettazioni da mettere in campo. Si mettono a punto le azioni di sistema amministrative, i rendiconti, le fatture, i rimborsi, le contrattazioni, le mediazioni, le forniture, le necessarie faticosissime formalità dei bandi, delle selezioni, degli accordi contrattuali, dei monitoraggi, delle verifiche, delle aperture e chiusure di saldi e rapporti. La Fondazione Matera 2019 ronza come un alveare. Stanchi, ma non morti, né sordi, i membri dello staff fanno appello a tutte le energie per l’ultimo miglio, questi 12-24 mesi che li separano dai bilanci finali. Fra un panino e un caffè, un compleanno da festeggiare mentre si lavora, dormendo poco, facendo un sacco di scale e di strada a piedi oppure facendo car sharing a grappolo, dividendo i taralli e le ansie, abbracciandosi spesso, ridendo e arrabbiandosi. Per costruire insieme la miglior Capitale europea della cultura possibile. Nonostante tutto. Articoli correlati L’EUFORIA DELLA CATASTROFE NON VINCERÀ – di Lucia Serino 2019: MATERA NON MERITA LA RASSEGNAZIONE AL “CARTONE” – di Rossano Cervellera MATERA 19: LA RISATA – di Nino Carella Ida Leone: Sono stata membro del gruppo di lavoro che ha portato Matera a Capitale europea della cultura per il 2019. Oggi lavoro alla Fondazione Matera 2019 occupandomi di community e percorsi di crescita delle competenze. Mi interesso di fenomeni di innovazione sociale e civic hacking: open data, wikicrazia, economia della condivisione, creazione ed animazione di community di cittadini. Sono orgogliosamente cittadina di Potenza e della Basilicata, e lavoro e scrivo per migliorare il pezzetto di mondo intorno a me]]>