MATERA 19: LA RISATA

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Napoli dista solo pochi chilometri e si sa, lì sono parecchio superstiziosi. Qui invece tutta un’ altra aria, e nessuno fa caso quindi che il 19, nella smorfia napoletana, corrisponde a “la risata”. Il 19 è entrato quasi in sordina nella vita dei materani, ed è via via cresciuto fino a moltiplicarsi, nella bulimica e continua riproposizione ad libitum, ripreso fin nella data di apertura (19 gennaio) e chiusura (19 dicembre) ed esteso agli orari corrispondenti (le 19:19) all’inizio e alla fine dell’anno magico materano. Il 19 è ormai ovunque, tutto è 19, il 19 ci segue e ci accompagna; prima sogno di tutti e ora incubo di molti, in una crescente ansia da prestazione che coinvolge, insieme, istituzioni e cittadini. E non gioca nemmeno a favore il pensiero che il 19 è stato partorito dal 17 (ottobre 2014, giorno della designazione), che sempre secondo l’interpretazione cabalistica, corrisponde universalmente a “la disgrazia”. Una “disgrazia” che porta una generale “risata” insomma, a volersi fermare all’interpretazione più superficiale dettata dalla tradizione. Non tanto bene. Eppure, ridono e rideranno poco i viaggiatori che stanno scegliendo o sceglieranno Matera come meta finale o di passaggio del loro viaggio culturale: aggrappati agli orari e ai percorsi da terzo mondo del trenino Fal, rincorrendo le 4 corse delle sporadiche navette per l’aeroporto, zigzagando tra gli slalom imposti dall’infinito cantiere della Basentana, ringraziando il cielo che almeno la Puglia ci ha creduto, forse più di noi, regalandoci un collegamento su gomma già quasi decente, e a breve probabilmente (appalti permettendo) del tutto adeguato. Rideranno e rideremo, pensando che la Capitale della cultura non ha né avrà un teatro, e che il luogo in cui si svolgeranno la maggior parte degli eventi sarà un pretenzioso e costoso tendone provvisorio, o forse manco quello. Che da questo punto di vista, poco è stato fatto, quando tanto si poteva e si doveva fare.

E sembra quasi irreale che i protagonisti di tanto conclamato fallimento politico, impegnati più a rubacchiarsi la scena per conquistarsi feudali pezzetti di consenso che a moltiplicare ed estendere a tutti il valore faticosamente e virtuosamente acquisito dalla comunità, si apprestino ad essere nuovamente incensati per un altro quinquennio da rappresentanti e dirigenti, regolatori della vita pubblica, dell’organizzazione e delle infrastrutture. La risata, appunto.
Eppure Matera 2019 si farà, e sarà bellissima. Pur tra mille difficoltà e stop and go il calendario di eventi, almeno quello, il 19 gennaio 2019 alle 19 e 19, dovrebbe essere pronto. Certo fanno scalpore le cifre preventivate, rese pubbliche nei giorni scorsi, che appaiono a prima vista spropositate a leggere titoli e tracce dei “grandi eventi” che assorbiranno metà del budget della Fondazione. E che non fanno pensar bene ad un popolo rassegnato a dover pensar male, peccando certo, ma azzeccandoci spesso. Vedremo se la spesa varrà la qualità promessa, e se potrà far dimenticare le mancanze che non nascono certo oggi, ma che oggi potevano quantomeno iniziare ad essere risolte. Ma per fortuna Matera è viva e sempre più autonoma. La rendono viva le centinaia di persone che ogni giorno accolgono visitatori e turisti, li guidano e li informano, apparecchiano tavole ricche di profumi e di sapori, preparano letti comodi e accoglienti, riempiono (i pochi) spazi disponibili di arte, artigianato, eventi e cultura. Non più in attesa di un aiutino dall’alto, di un occhiolino di consenso, di un via libera e un nulla osta in carta bollata. A Matera, finalmente, si pensa e si fa. E’ energia imprenditoriale, creativa, che avvolge la città e richiama a sua volta talenti e professionalità, che incuriosisce i media, che migliora la qualità della vita di chi ci abita, temporaneamente o definitivamente. Roba che nessuna cabina di regia può programmare. E’ forse questa l’eredità più grandiosa che il 19 lascerà: la voglia di fare, di mettersi in discussione, di affrancarsi dalla cappa del potere che, quando è mal gestito, tutto vuole controllare e tutto finisce spesso per far implodere. Che poi, a pensarci bene, il 19, la risata, non è detto che debba essere di scherno. Può essere lieve, può indicare gioia e allegria, gaiezza e spensieratezza. Quella che proveremo tutti e nonostante tutto, a nutrire e a restituire da oggi, fino e anche oltre, il nostro amato, odiato, 2019.   Articoli correlati: L’EUFORIA DELLA CATASTROFE NON VINCERÀ – di Lucia Serino 2019: MATERA NON MERITA LA RASSEGNAZIONE AL “CARTONE” – di Rossano Cervellera É ARRIVATO IL GRANDE GIORNO. QUALE GRANDE GIORNO? – di Ida Leone]]>

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