Ci eravamo già sentiti prima che la notte diventasse fonda ma appena arrivato in ufficio arriva la telefonata del mio editore che mi chiede cosa pensassi a mente fresca dei risultati elettorali. La mia risposta è secca e perentoria: È giusto! Bene, mi fa, in quella che ormai è diventata una mezza riunione di redazione, “È giusto” è il titolo del pezzo. È giusto. Dopo aver chiuso la telefonata non ho tempo per dedicarmici, il lavoro viene prima, ci torno col pensiero durante il pranzo: Perché è giusto? Perché era troppo, troppo tempo che il governo regionale era nelle mani della stessa parte politica, perché è di tutta evidenza che la Regione non può dirsi sia stata amministrata brillantemente, perché in politica le divisioni, gli agguati, la mancanza di senso di prospettiva, l’incapacità di ascoltare gli altri, la strategia per la strategia, alla fine non pagano. Diciamo la verità, il centrosinistra è stato il miglior alleato della Lega, con i suoi intrallazzi di corrente, i suoi ricatti sospesi in aria, “me ne vado, resto, me ne vado, resto” e alla fine un 3% di voti come accade all’area di Lacorazza. Non si può tenere in ostaggio un’intera area politica per punto personale, avesse fatto un passo indietro al momento giusto Marcello Pittella avrebbe lasciato dietro di sé un partito e non 4 travi annerite e un po’ di braci fumanti. Lo abbiamo chiesto durante i nostri spazi di approfondimento con “4 non so se brucio” ai candidati del centro sinistra che valore poteva mai avere un rinnovamento passante per la ricandidatura di tutti (o quasi) i consiglieri uscenti, ci sono pervenute risposte burocratiche oppure la rivendicazione dell’importanza dell’esperienza. E se la risposta burocratica di Maura Locantore è comprensibile, atteso che in politica si propone e dispone in ragione della propria forza, è la rivendicazione – pure questo comprensibile – dell’importanza dell’esperienza, della ricandidatura comunque che faceva Vito Santarsiero che dà la misura dell’incapacità di comprendere la criticità del momento. Il centrosinistra ha voluto perdere, si è illuso che le sue filiere potessero ancora salvarlo in extremis e ha clamorosamente fallito. Il candidato presidente Carlo Trerotoli è persona per bene, ma inadatta, inadeguata al ruolo cui è stata destinata, era fin troppo evidente che era in difficoltà nello svolgere un ruolo per il quale non era adatto per cultura, carattere, esperienza. Qualcuno lo ha giustamente definito l’agnello pasquale, quello da sacrificare per togliere i peccati del mondo, ma la politica non è la religione, gli agnelli si fa presto a toglierli dall’altare e metterli sul barbecue. Ieri notte il centrosinistra si è schiantato con un’ultima pagina vergognosa, indegna: aver lasciato solo un candidato inesperto, poco abituato alla comunicazione, in sala stampa senza rete, senza qualcuno (ad eccezione di De Filippo, a dire il vero) che lo aiutasse, evitandogli l’umiliazione di una brutta figura senza proteggerlo. Trovo che questa è una di quelle vergogne che non si potranno lavare, i vertici del centrosinistra hanno dimostrato plasticamente di essere incapaci, irriconoscenti, di essersi affidati per la gestione delle elezioni a servi inetti, fedeli solo al loro padrone. Mi auguro davvero che si possa sapere chi ha preso la decisione di esporre il candidato in sala stampa ancor prima che i risultati fossero consolidati e senza rete, qualcuno dovrà pur prendersi la responsabilità di questa scelta. Dopo una chiusura disastrosa della Presidenza Pittella tra magistrati e arresti domiciliari, con una Regione bloccata dai veti contrapposti, dall’incapacità di agire, da una lotta per bande giocata sulla pelle dei lucani, l’unica possibilità alle elezioni regionali era rimettere tutto in gioco, abbandonare gli scranni, per una volta anteporre il bene della regione e del centrosinistra stesso agli interessi personali ma si sa, a volte siamo soltanto sciocchi idealisti, incapaci di comprendere fino in fondo quanta merda e sangue ci sia nella politica politicata. Ma non tutto non il centrosinistra ha perso, anche questo è un dato che andrà approfondito, hanno perso gli oppositori di Pittella, tutti fuori dal Consiglio Regionale, qualcuno vi legge la cinica strategia dell’ex governatore per una rivincita. Ci torneremo sopra. Ora la Basilicata volta a destra e, tutto sommato, è un bene. Davanti alla protervia, all’incapacità di comprendere dei vertici del centrosinistra la vittoria del centrodestra va vista con speranza, la stessa speranza di cambiamento con cui l’hanno voluta i suoi elettori. Sia chiaro, non sarà una passeggiata e temo che molti di quelli che festeggiano, che brindano rivendicando antichi blasoni familiari, che rispolverano fiamme e tricolori, hanno ben poco da festeggiare. Gli equilibri che questa nuova elezione certifica sono profondamente diversi, insieme Forza Italia e Fratelli d’Italia valgono all’incirca la metà di quanto vale la Lega e ho idea che le grida di giubilo, per carità comprensibilissime, si attenueranno di molto quando i rapporti di forza diventeranno palesi. La destra storica è annichilita, poco più che un’espressione geografica, nonostante l’attivismo, l’indubbia centralità all’interno della formazione di Giorgia Meloni, il consigliere uscente Gianni Rosa non ce la fa ad essere eletto e cede il posto al candidato della provincia di Matera Vizziello. Anche qui c’è chi sussurra di trame elettorali, nei fatti il dominus della destra regionale, Gianni Rosa, cade e, guarda caso, proprio dopo l’ascesa al Senato di un ex che da Fratelli d’Italia ha dovuto transumare, con indubbia intelligenza politica, verso la Lega per conquistarsi un posto al sole. Liste che nascono, fuoriusciti che drenano voti, ci sarà da approfondire e raccontare comunque sia la destra è finita, sepolta, assorbita dalla Lega e, credo, irrimediabilmente. La Meloni sui social festeggia ma temo che le stia correndo un gelido brivido lungo la schiena, così come al Cavaliere e a quello che rimane del suo partito. Forza Italia da sempre è una sorta di partito gonfiabile che si erge solo in prossimità delle elezioni, tornerà a sgonfiarsi e, per di più, con una distribuzione della sua rappresentanza di gran lunga meno determinante nell’abito di un centro destra con unico dominus la Lega. Ovunque la Lega regna sovrana e la Lega non è Forza Italia, il suo principale esponente non è un “imprenditore prestato alla politica” come andava tanto di moda in Forza Italia nei momenti di fulgore, il senatore-sindaco Pepe è un generale di fanteria, e tanto lui quanto le sue truppe è fin troppo evidente che sono affamate e non disposte a fare prigionieri. A differenza di quanto si pensa a sinistra, ma anche in certa parte del centro destra, non ne vedremo delle belle, come Brenno, il senatore Pepe ha portato i suoi Galli a conquistare il centro del potere e potete star certi che, giustamente, farà valere il suo peso politico, “Vae Victis”. La restante parte del Centro destra suonerà la musica del Senatore e, per amore o per forza, se la farà anche piacere, con buona pace dei federalismi differenziati, delle attività petrolifere e chi più ne ha più ne metta. Il Movimento 5 Stelle registra una chiara battuta d’arresto, per quanto il Vicepremier Di Maio voglia raccontare il contrario, il calo è netto e le giaculatorie del Vicepremier sono esattamente le stesse che da decenni ogni leader sconfitto tenta di propinare agli italiani. Del resto, al di là delle dichiarazioni muscolari, lo stesso candidato presidente Mattia non credeva nelle sue possibilità come dimostra evidentemente il tentativo di crearsi un paracadute con la sua candidatura anche come consigliere. Ahimè, il paracadute non si è aperto e Mattia si è schiantato al suolo insieme alle sue speranze e alle sue scuse preconfezionate. Per chi guarda a sinistra l’unica consolazione è il successo clamoroso del Professor Valerio Tramutoli, che ovunque abbia incrociato i guantoni con i suoi avversari è risultato vincente. Preparato, serio, chiaro, ha mostrato al mondo della sinistra come potrebbe essere la politica fuori dai ricatti dei capibastone. Moltissima gente l’ha compreso e ha premiato la sua candidatura che indica come in Italia ci siano spazi sconfinati per una politica di sinistra seria, onesta, competente. Avesse deciso per un passo indietro la nomenklatura del centrosinistra ed affidato ad un uomo come lui la ricostruzione di un’area politica devastata dalle lotte interne, la battaglia sarebbe stata assai più difficile per il Centro destra. Cosa rimane? L’augurio di buon lavoro, la Basilicata è una regione piccola ma non facile da amministrare, piena di contraddizioni, difficoltà, problemi ma anche di potenzialità, speriamo che il generale Bardi da oggi si ripieghi sullo studio della terra che lo ha scelto, che apra molto bene gli occhi sulle persone che si metterà attorno e che, magari, sia anche capace di ricucire un tessuto strappato da contrapposizioni che sovente, in questa campagna elettorale, hanno superato il confine della lotta politica. Aver dichiarato che vuol essere il Presidente di tutti i lucani, anche se è può apparire una frase preconfezionata come quelle delle miss ai concorsi di bellezza, resta un bell’auspicio. Un’ultima considerazione, anche su questa ci torneremo perché è sottesa ad un argomento troppo importante per liquidarlo in tre righe, auguri di cuore alla neo Consigliera Donatella Merra, unica donna in Consiglio Regionale di Basilicata, a tutti noi lucani la vergogna di non avere eletto abbastanza donne, a lei il più sentito e sincero augurio di buon lavoro. In bocca al lupo a tutti.]]>