Una spugna che assorbe i colori

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Conosco Mauro Paparella fin dagli anni ‘70, lui, ragazzo, giocava nella squadra di volley della mia città. Era bravo ma non divenne un campione. Il suo vero talento l’avrebbe scoperto più tardi ed era quello per la pittura. È nella veste di artista, infatti, che lo ritrovo dopo tanti anni seguendo i miei percorsi professionali. Ha vinto premi nella sua Salerno, a Roma, a Milano e ha avuto riconoscimenti finanche a New York.

Vedendo le sue opere e incontrandolo più volte scopro che è un artista curioso come un bambino, una spugna che assorbe tutti i colori che il mondo circostante propone. Direi un folle ad orologeria, uno che vive le proprie giornate passando dall’essere una lucida, razionale e brillante persona per poi mutare improvvisamente divenendo completamente estraneo alla realtà pronto ad immergersi in un mondo parallelo dove tutto diventa possibile.

Quando è nata l’esigenza di dover mettere sulla tela il tuo pensiero?

È un’esigenza nata tanti anni fa, quando da ragazzo iniziando a pormi le prime importanti domande sulla vita e non riuscendo a trovare le giuste risposte, trovavo sfogo e conforto nei colori che posandosi dolcemente su una tela sembravano essere ai miei occhi simili ad un orizzonte infinito in cui perdermi per placare le mie ansie.  

Come ti documenti e come nasce il tuo lavoro?

La mia ispirazione nasce dall’osservare il mondo senza filtri prendendone il bene e il male e facendo scorrere immagini e profumi con grande velocità nella mia mente. Posso paragonare tutto ciò ad una bobina di un film che viene fatta scorrere velocemente bloccandone qualche sequenza a caso man mano fino ad essere colpito dalla scena giusta. E così fotografando nella mente ciò che mi rapisce vado a creare con l’aiuto della mia inseparabile tavoletta grafica la bozza della futura opera passando ore ed ore a comporne tutti i particolari  

L’elemento comune nelle tue opere è il sole. Perché?

Nasce tutto da un paradosso. Da sempre ho avuto grande difficoltà anche fisica a sopportare la luce. Da ragazzo studiavo, leggevo ed ascoltavo musica nella penombra e ancora oggi nella stagione estiva resisto appena qualche minuto al sole. Eppure, se chiudo gli occhi, lo cerco costantemente al pari del desiderio verso la donna amata e che nonostante i suoi continui e dolorosi rifiuti continui a desiderarla.    

Sarebbe scontato chiederti quale valore abbia il colore nella tua pittura ma ho l’impressione che questi ti tormentino. È vero?

È proprio così. Ogni volta che mi accingo a dipingere passo diverso tempo ad osservare i miei tubetti di colore schierati sul tavolo in una giusta sequenza cromatica ed ogni volta mi chiedo se qualcuno di loro quel giorno mi tradirà. Poi trattenendo il fiato apro il primo e stendendo velocemente le prime velature di colore pian piano mi fondo con loro fino quasi a rasentare la follia.   

Sei sempre alla ricerca di nuovi materiali su cui dipingere e le cornici spesso sono l’opera stessa. Una sorta di très d’union tra il dipinto e il luogo in cui vivrà? O cosa?

Non riesco a concepire la mia arte immaginando di realizzare le mie opere sempre allo stesso modo. La mia grande curiosità mi spinge a ricercare forme e materiali sempre diversi talvolta spingendomi anche verso azzardi non convenzionali e poco commerciali. E così passo dal dipingere su legno, su plexiglass o improbabili supporti creando cornici in metallo, legno, pvc e utilizzando forme particolari e audaci cercando di regalare al dipinto un’accogliente dimora.

 Nei primi lavori sottolinei il tuo interesse per la natura sempre materica, negli ultimi la reinterpreti sfociando in un aspetto visionario. Credi sia solo l’inizio o pensi di sentirti appagato?

Questa mutazione è il frutto di una costante ricerca e della voglia di confrontarmi con impegni e tematiche sempre più sfidanti. I miei vecchi lavori mi hanno fatto crescere dal punto di vista tecnico e hanno svelato a me stesso un’artista che stava crescendo ma che voleva anche cambiare per non accontentarsi mai. Oggi sono alla ricerca del mondo nascosto che spesso emerge dai miei sogni e che non ho più timore di rappresentare. Ecco così apparire per esempio nelle mie opere sfondi urbani popolati da personaggi senza senso e senza tempo frutto di visioni oniriche.

Come si trasforma la finalità della tua ricerca e se l’arte è una questione di originalità e di un metodo qual è il tuo?

L’arte non può essere solo ricerca così come non può essere solo istinto ma la combinazione di tante componenti che però non deve seguire una formula matematica o schematica scolastica. Ecco perché tanti pittori che hanno frequentato studi artistici non necessariamente sono diventati grandi artisti. L’arte ha bisogno di un dono che è quello della fantasia che si trasforma in originalità. Io non inizio mai un lavoro se non vengo prima fulminato da un’idea originale e solo dopo passo al progetto, comunque necessario se si vuole riuscire a rappresentare al meglio un’opera.   

Bene, il tempo è volato e lascio Mauro alle sue notti insonni durante le quali “sogna” le scenografie dei suoi futuri dipinti. Ci diamo appuntamento a maggio, a Roma, per la mostra che lo ospiterà alla Galleria Sinni ma dicendolo sappiamo già che una maledetta quarantena rinvierà questo incontro.

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