CRONACA DI UNA PANDEMIA – ITALIA, 4 APRILE 2020

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Veronica Menchise, Vigevano, 19:34 – Effemeride-19

Ismail il Tedesco, Coste dell’Apulia , tramonto

Siamo sbarcati da cinque giorni, ora siamo accampati in terra d’Otranto ad aspettare il veliero greco che ci riprenda, ritorno in Morea ma era necessaria questa trasferta nella mia amata penisola. Appena giunti il cavaliere teutonico Romagnolo, comandante la piazza di Bari mi ha affidato una missione nell’antica terra Lucana ora contrada Basilisca: rapire Il Generale comandante della piazza di Potentia e il suo aiutante Superciuc, accusati di fellonia, invece di difendere il popolo dallo “scatarro verde” producono pergamene che nessuno comprende con sciamani e cerusici che impazziscono nel caos. Con la pattuglia dei miei fidati “ninja” siamo arrivati a Potentia di prima mattina, sopraffatti i mercenari campani del corpo di guardia che terrorizzati dai neri guerrieri nipponici si sono subito arresi chiedendo prece, – “eravamo lì perché mandati dai longobardi, ci avevano promesso una pizza al giorno ma ci davano solo peperoni cruschi, maledetti montanari”. Siamo entrati con le Katane sguainate nella sala del consiglio, il generale alto e biancastro avvolto in un tendaccio orientale con uno strano cappello in testa si aggirava spettrale, il suo fedele collaboratore Superciuc era intento a travasare borracce di vino da un’enorme damigiana, ogni tanto staccava la bocca dal tubo e urlava come un ossesso- “disfattisti è solo un banale raffreddore, niente che non si possa curare con il nettare di uva, vigliacchi”. Il governatore si è subito consegnato esclamando – “non ce la faccio più a fare figure di merda, meglio la morte”. Superciuc ha accennato ad una reazione brandendo un fiasco, è stato abbattuto con un colpo in testa con la parte piatta della Katana. Impacchettati come soppressate del duca/alchimista Guerriero da Genzano che ha provveduto generosamente al nostro vettovagliamento, dicono saccheggiando le cantine del cognato oste rinomato, li abbiamo portati a dorso di mulo a Lucera e venduti ai mercanti di Algeri che hanno molte richieste di guitti dai teatri della Cina. Ecco intravedo le vele latine del veliero giusto il tempo di comporre un haiku da viaggio e poi si veleggia per le mie sabbiose coste. Non piangere canta/Se canti ti si schiara/ il cielo e il cuore”.

Potenza, ore 16:31 – Luca Rando

Aprile è il mese più crudele, genera

lillà da terra morta, mischiando 
memoria e desiderio, eccitando 
spente radici con pioggia di primavera. 

È l’inizio de “La terra desolata” di T. S. Eliot. Lo sto rileggendo in queste sere, trovando tutti gli elementi propri del nostro vivere quotidiano, le nostre rovine, il rovesciamento di senso, il degrado e la perdita del sacro. E non è casuale che inizi proprio con Aprile, il mese che dovrebbe essere della rinascita ed è invece il mese più crudele, in cui passato e presente, memoria e desiderio, si mescolano in un presente di dramma. Il nostro presente di dramma, la nostra terra desolata. Ma al di là di questo sterile presente c’è il finale dell’opera che apre alla speranza, alla pace ineffabile che oltrepassa l’intelligenza: Shantih, la fiamma al di là del buio.

Faenza (RA), ore 11:41 – Domenico Marchione
Erge solitario con il suo giallo brillante. È il tarassaco, dente di leone. Puntuale, ad ogni inizio di primavera, tra il cemento e l’asfalto del mio viale. Fiero spicca per bellezza. È segno di ri-nascita, di speranza. Ci ricorda che la vita è un dono divino e vale la pena viverla fino alla fine; che è giusto combattere, ri-sollevarsi, per difendere la vita in tutte le sue forme.
Da bambino mi divertivo a soffiare nella sua sfera, i semi si disperdevano nell’aria e se, come diceva mia nonna, cadevano tutti insieme un desiderio sarebbe diventato realtà. Nel linguaggio dei fiori simboleggia la fiducia e la speranza.
Ingannerei però me stesso se lo strappasi per soffiarci sopra. Certo i sogni, le illusioni, sono arma di difesa del nostro cervello per immunizzarci alle difficoltà della vita.
Gramo si è fatto il cammino di questi giorni. Ripianifichiamo il destino. Siamo artefici delle nostre vite, non possiamo allontanarci dalle responsabilità. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli. Lo dobbiamo ai nostri avi, che hanno saputo lottare e sofferto per garantirci un futuro migliore.
Via le armature, le apparenze, è ora di recuperare l’umanità.
Trasformiamoci in reciproci palindromi. Apriamoci. Non si può più aspettare che le risposte arrivino dai tarocchi.
Ora è il tempo del cambiamento!

Parma, ore 11:00 – Cristina Cogoi

Quando depose la sua ultima maschera,

si accorse che il mondo intorno a lei era pieno di maschere.

Si guardo’ intorno smarrita, inizialmente persa, occhi senza sorrisi, muti la fissavano diffidenti a distanza di sicurezza.

Mai avrebbe pensato che tutto ciò’ potesse accadere, ma poi in quel mare in tempesta, uno sguardo sconosciuto incontrò i suoi occhi.

Era uno sguardo antico, profondo, di chi ne aveva viste tante, di chi ne aveva superate tante.

Era uno sguardo che veniva da lontano e sarebbe andato lontano, oltre la paura, oltre la morte, oltre la vita.

In una frazione di secondo i loro sguardi si fusero in uno solo fatto di fiducia di speranza di bellezza. 

Insieme si incamminarono verso quel nuovo mondo sconosciuto.

Insieme ad altri lo avrebbero ricostruito. 

Ne erano certi, ne valeva la pena.

Potenza, 13:33 – Angelo Soro

BOLLETTINI DI GUERRA Nr. 2

I pieni e i vuoti.

Le case piene e le strade vuote.

Pensavo a questo stamattina mentre, davanti allo specchio, spalmavo la schiuma sul viso. Questa è l’ora in cui, fino a qualche settimana fa, le case si svuotavano di persone e le strade si riempivano di vita: chi al lavoro, chi a scuola, chi a far qualcosa che gli riempisse la giornata e, magari, le tasche.

Nel tempo in cui alleggerivo le guance dalla barba di una settimana, ho provato a immaginare il vuoto della casa quando siamo altrove: i televisori muti e ciechi, i rubinetti chiusi, le lampade dormienti, i tappeti ancora più immobili del solito e sottili lame di luce che penetrano dalle persiane e fendono l’intimità della casa deserta.

Le strade vuote, invece, non ho bisogno di immaginarle: sono lì, davanti a noi quando disertiamo la nostra postazione sul divano per andare al supermercato o dal tabaccaio, oppure quando, sfruttando l’amicizia del nostro cane, ci concediamo una boccata d’aria extra.

Giorni addietro ho fatto una breve passeggiata a piedi fino al vicino panificio e nello spazio di trecento metri ho capito che viviamo indossando i paraocchi, che ci muoviamo guardando un orizzonte ristretto. La visione periferica è limitata e lo sguardo è concentrato sulle cose che giudichiamo essenziali.

Nonostante abbia percorso in auto quella strada praticamente ogni giorno negli ultimi 23 anni, non mi ero mai accorto della presenza di una panchina sul marciapiede. L’ho osservata per capire se fosse un’installazione recente e, no, a giudicare dal suo stato credo che sia lì almeno da un decennio. Non avevo mai fatto caso neppure a un villino con un cortile dal pavimento meravigliosamente istoriato con coloratissimi disegni. Mi sono soffermato qualche istante per vedere attraverso la cancellata; per terra campeggiavano animali e bambini che, zampa nella mano, ballavano in un allegro girotondo: una zebra, un bambino, un ippopotamo, una bambina, un leone, un bambino e così via.

Durante quella breve passeggiata ho pensato che abbiamo la tendenza a vivere vite senza il tempo per interessarci agli angoli nascosti e a quelle cose minute che, a volte, possono regalare emozioni inaspettate.

Cesare Pavese diceva che “non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi” e se penso agli attimi che perdiamo quando ci facciamo confondere dalla quotidianità, dalla frenesia di correre nella ruota come criceti in gabbia, trovo che, in questo strano periodo di esistenze sospese, l’assenza del pieno non corrisponde al vuoto: abbiamo l’opportunità di riempire quella carenza scoprendo una dimensione parallela che scorre a fianco ai binari della nostra vita. Non possiamo sentire il suo tocco perché ci sfiora appena e siamo distratti, ma è lì, è sempre stata lì, invisibile.

Basta cogliere l’opportunità e guardare dove non siamo abituati a guardare.

È proprio così che, a distanza di anni, ho ritrovato la bozza con le riflessioni di questo testo.

Potenza, ore 11:00 – Giampiero D’Ecclesiis

I libri aiutano a sopravvivere, specie nei momenti difficili, specie quando attraverso momenti di dolore, mi rifugio tra le pagine di carta di un romanzo.
Mi bastano poche pagine per capire se uno romanzo mi piacerà o meno, nel primo caso mi cattura, mi isola, esclude completamente il mondo esterno, mi isola dai miei pensieri, dai miei dispiaceri.
Sono un sognatore autentico, un libro che mi cattura spegne il mio io e mi catapulta nell’universo parallelo del protagonista.

Ho tra le mani una antologia di Philippe Roth, e mi immergo in “Ho sposato un comunista”, ciò che maggiormente mi colpisce all’interno della storia è la percezione del ruolo dell’entropia anche nei sentimenti, negli ideali, “Per tanto tempo tutto è così caldo, e ogni cosa, nella vita, è così intensa; poi, a poco a poco, il caldo se ne va, comincia il raffreddamento; e alla fine rimangono le ceneri”.

Mi coinvolge il contorno assordante della stupidità, della menzogna, della perfidia elevata a sistema, con la quale si cerca di stritolare vite, di schiacciare esistenze, di imporre visioni.

Mi sorprendo a pensare ad alcune somiglianze sotterranee tra mondi ed epoche distanti, a come la menzogna, il travisamento della verità professati come inchino al potere, come ricerca di merito e benevolenze siano così tanto presenti intorno a noi.

Genzano di Lucania, ore 15:35 – Gianrocco Guerriero

Da sempre i pensieri pesano più delle azioni, nella mia vita. A maggior ragione adesso che queste ultime sono quasi vietate “per legge”. Mia moglie, che invece è fatta di pura azione, si sfoga continuando a “sfornare” (nel senso letterale del termine) come se fuori dalla porta ci fosse un esercito affamato. E a proposito di eserciti, della mia giornata odierna posso raccontare un pensiero, sovvenutomi ascoltando il telegiornale mentre voltavo le spalle al televisore. Una cronista stava dicendo che New York è la città più colpita dalla pandemia e che c’è penia di respiratori nei reparti di terapia intensiva. Ho fermato la mano che portava la forchetta alla bocca e mi è venuta in mente l’immagine di una pistola: mi sono detto che se il Covid-19 potesse essere abbattuto con le armi, in America ce ne sarebbero a disposizione più di una per cittadino.

E questo è il punto. Resto della ferma opinione che questa esperienza può e deve insegnarci qualcosa.

Alcuni non sono d’accordo, e non si limitano a pensarla diversamente: “ci” deridono. In particolare, sia la scorsa settimana che questa, su quotidiani di un “certo” orientamento, diciamo così, “conservatore”, due opinionisti dallo stile e dai toni supponenti, che evito di citare, hanno messo in discussione il fatto che l’umanità possa venir fuori migliorata, da questo brutto colpo, ridicolizzando coloro che invece lo credono o, quanto meno se lo augurano invitando alla riflessione. Uno dei due ha definito questi ultimi “soliti buonisi” e “caritatisti”, accusandoli anche di narcisismo, intanto che egli stesso dava sfoggio di sé dicendo le cose che diceva.

Vedremo. Una cosa è certa: questa situazione ci sta polarizzando: i buoni (non “buonisti”) diventano più buoni e i sospettosi (“cattivasti”?) diventano più amari.

Lessi di una ricerca neuro-sociologica, lo scorso anno: pare ci sia una componente innata che porta a essere “conservatori” o “progressisti”, ed è la stessa legata anche alla predisposizione alla“paura”. (Q.E.D.).

Asti,- ore 17,00 – Carmela Bruscella

Ieri è stata una bella giornata perché mio figlio si è laureato. La laurea ai tempi della quarantena è atipica ma la gioia e l’entusiasmo sono gli stessi. Era da giorni che in famiglia stavamo organizzando i preparativi all’insaputa del festeggiato: la corona d’alloro, la torta, l’aperitivo e il pranzo. Tutto è riuscito alla perfezione, naturalmente rigorosamente stando a casa. I veri festeggiamenti sono stati posticipati, come d’altronde si fa con tutto. Si spostano i matrimoni, i concerti, le crociere, i lavori di ristrutturazione, gli appuntamenti dal dentista, i vari esami clinici ordinari.

Il “dopo” è un grande punto interrogativo che si sposta sempre più in là, creando sconforto in tutti. Non c’è certezza per niente.

Ma sono sicura che ci sarà una rinascita, lenta e complessa sicuramente, che porterà al nuovo. Mi chiedo se dopo questa quarantena aumenteranno le nascite. Credo di si, perché ci sarà uno sviluppo economico, tutto cambierà, le persone staranno meglio e faranno figli.

Io, per esempio, sono il risultato del boom economico degli anni sessanta.

Matera, ore 11:40 – Doreen Hagemeister

“Speranza”

Ieri, ammiravo Venere “persa” nel “bacio celeste”, come qualcuno ha definito la congiunzione tra Venere e le Pleiadi. Cercavo foto astronomiche per poter assistere a questo incontro romantico. L’immagine vincente per me è stata questa, la composizione di due foto ad opera dell’astrofilo Rolando Ligustri:

(Fonte: https://www.facebook.com/rolando.ligustri)

Rimango incantata davanti a tanta bellezza. E, sempre pensando a Venere e le sette sorelle, mi ritrovo a riflettere sull’amore e sul futuro del pianeta. A me sembra un bellissimo messaggio di speranza, dedicato all’intera umanità proprio per questo periodo di sofferenza e sacrifici!

Solo quando è buio riusciamo a vedere le stelle.” (Martin Luther King)

Mi perdo nei miei pensieri. In questo periodo ne ho fin troppo tempo per riflettere. La mia mente parte per voli pindarici inaspettati. Creo collegamenti di cui persino io riesco a sorprendermi e meravigliarmi.

Speranza. Abbiamo bisogno di speranza per uscire da questa pandemia! Abbiamo bisogno di salvaguardare la nostra salute e quella della Terra!

Ma in fin dei conti: non è questa la nostra grande opportunità di cambiamento? Siamo chiusi in casa. Qualcuno solo, altri in una convivenza forzata. Adattarci alla nuova situazione, reinventarci, imparare cose nuove (le tecnologie per il lavoro a distanza) – una bella sfida!

Per quanto possa sembrare brutta la vita, c’è sempre qualcosa che puoi fare per avere successo. Finché c’è vita c’è speranza” (Stephen Hawking)

Online vedo tanti messaggi pieni di speranza, che questo periodo difficile possa aver cambiato l’uomo, possa aver svegliato la sua coscienza.

A queste si aggiungono notizie del rifiorire del nostro pianeta: sboccia la primavera. Gli animali si fanno vedere nelle città. Addirittura in Piazza Navona a Roma cresce l’erba tra i sampietrini. L’inquinamento è diminuito. Il pianeta respira, ricordandoci che senza l’uomo non sta poi tanto male!

È bastato mettere l’uomo “in gabbia”!

E forse è proprio questo il punto: non è una scelta fatta dall’uomo per il pianeta. Ci siamo trovati costretti “in gabbia”. E le costrizioni raramente portano a cambiamenti di pensiero. Leggo: “Questa è un’epidemia di influenza, mica un lavaggio di cervello” e vedo foto, troppe foto di tante città, in cui la gente butta mascherine e guanti direttamente davanti al supermercato. La tristezza mi avvolge.

Cominciamo a stare a casa PER SCELTA!

Io spero, ne usciremo cambiati, migliori, e consapevoli di essere ospiti e non i padroni del nostro pianeta.

Hope for the future
It will belong to us
If we believe

(Paul McCartney)

Potenza, ore 21:30, Annamaria

Ancora due settimane, dicono, e poi forse altre due, fino a Maggio. Si ma, all’inizio o alla fine del mese? La verità è che il tempo ha perso la sua dimensione e, in questo sospeso tutto si dilata, anche la paura, che si propaga a un domani sfuggevole. Le domande sembrano trovare risposte nel dubbio e allora io faccio conto delle mie certezze. Sono certa che mi manca mia sorella, che vorrei attaccarmi a lei come l’edera infestante che ricresce anche se estirpata, mi mancano le risate e le lacrime contagiose delle mie amiche, gli abbracci frettolosi e quelli senza fine, i sabato sera e il prendersi in giro in compagnia. Mi mancano le persone, tutte, anche quelle che non ho mai conosciuto, quelle distanti, attese, amate, andate o restate. Mi manca dire “ci vediamo” che significa poter scegliere di farlo come e quando si vuole. Mi manca il rumore delle tazzine sul balcone del bar e il profumo dei cornetti alla mattina, le strade affollate e la corsa dell ultimo minuto al supermercato. Mi manca essere di fretta e sbraitare in fila nel traffico insolente di questa città, mi manca attendere che sia venerdì e la malinconia della domenica sera, e le uscite forzate sotto la pioggia scrosciante che detesto, mi manca dire “che facciamo?” come se contemplasse davvero ogni scelta. Mi manca il fracasso delle saracinesche dei negozi che aprono e chiudono,gli ombrelli dimenticati chissà dove, e gli appuntamenti saltati, mi manca il mantra del lamento per ore piene di tutto, tranne che di me, mi manca persino ciò che non sopportavo. Mi viene da pensare che molto di quel che facevo fosse solo necessario e non importante, piegata più ai doveri che ai bisogni. E allora, quando torneremo ad animare le nostre vite, affaciandoci come sopravvissuti al mondo che verrà, non voglio dimenticarmi che la felicità è dove poggiano gli occhi,mai troppo distante da noi, e che, il primo dovere è l’ascolto della propria essenza.

Villa d’Agri, 0re 23:00 – Antonella Marinelli

  • Elisa, lo devi denunciare! –

Ventiseiesimo giorno rosso. Elisa finalmente si può nuovamente dedicare alla sua passione più grande, la pittura. L’Associazione Magior ha organizzato dei corsi online di disegno e tecniche pittoriche con i più grandi artisti lucani. Nella freddezza metallica della quarantena da pandemia le passioni sono linfa.

E’ domenica pomeriggio. Elisa conta i minuti. Ha preparato tutto con cura, una cura certosina. La casa ferma di pulito in ogni angolo, la cena già pronta in frigo, i bambini, due, si divideranno tra i compiti e i giochi di prestidigitazione. E’ in voga la magia in casa di Elisa da qualche giorno e i piccoli Houdini ne fanno scomparire di cose, uhhh.

Ore 15 e 50. Elisa entra nello studio, sistema fogli e carboncino sulla scrivania e prende posto. Clic, connessione, collegamento. Si comincia. L’amore per il disegno è antico. Da bambina Elisa si perdeva per ore nelle tecniche del chiaroscuro e dei pastelli e ogni lavoro veniva poi gelosamente riposto da una mamma orgogliosa e con la stessa cura che si riserva a un Cimabue scoperto per caso in soffitta.

“Due metodi per disegnare la figura umana in proporzione”, questo il titolo del corso online. E proprio mentre il maestro stava spiegando la levità dei fianchi nelle rappresentazioni femminili, ecco, si sentono le urla dei piccini che litigano per il cilindro con il finto coniglio. Elisa sorride, è abituata a lavorare e a leggere tra gli schiamazzi. Inizia a tratteggiare sul foglio le prime linee con il carboncino quando un colpo sordo e fortissimo spalanca la porta dello studio: “Quando cazzo finisci che questi fanno il delirio”.

Il maestro di là dallo schermo si ferma per qualche secondo. Gli altri corsisti fingono indifferenza. Elisa finge la stessa indifferenza, deve farcela a far sembrare che tutto sia ok, morirebbe di imbarazzo altrimenti. Decide di bloccare il collegamento quando all’improvviso una mano pesante quanto estranea l’afferra per un braccio e la scaraventa a terra. E sono sputi e sono insulti: “Pensa alle cose serie, fai la madre, occupati dei tuoi figli, ridicola, ridicola. Il corso di pittura, ma non ti vergogni!”.

Quando il mostro della quarantena non è il virus ma l’orco.

A tutte le donne vittime di violenza domestica. Denunciate!

https://www.youtube.com/playlist?list=PLTnbehVW51PTcMSodQljAfkg7yNoZqbM0
LE STORIE DEL MARESCIALLO NUNZIOGALLO : LA MANO DEL DIAVOLO

Parte il primo esperimento di video racconto di TOTEM Magazine, Giampiero D’Ecclesiis & Fabio Pappacena vi propongono “LA MANO DEL DIAVOLO” della serie “Le storie del Maresciallo Nunziogallo”, per voi le prime tre puntate, da ascoltare e vedere con calma, un intreccio misterioso si svolge tra le strade del centro storico di Potenza, tra Via Pretoria e la Chiesa di San Michele si muovono ombre inquietanti, si sentono rumori, voci. Presenze oscure? Intrighi di provincia?
Ci penserà il Maresciallo Nunziogallo a svelare gli intrighi.
Chi sono i personaggi che si agitano nella storia? Demoni? Fantasmi? Sogni? Che succede nelle case di campagna dei potenti? Notai, avvocati, politici.
Un giro di ragazze squillo?
Da stasera per voi, su TOTEM Magazine. SEGUITECI , IL MARESCIALLO VI SVELERÀ OGNI SEGRETO
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