Ho letto La Città Dei Vivi

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È una storia vera, e quindi è più di un romanzo, è così reale da turbarti e perciò è così improbabile da tirarti dentro in tutto e per tutto.

Nicola Lagioia è quasi un mio coetaneo ed è del sud come me, come me per un periodo è stato un trapiantato a Roma. Lo seguo sui social. L’ho conosciuto letterariamente nel 2015 quando lessi La Ferocia il suo romanzo che vinse lo Strega di quell’anno. In quella lettura vi fu la genesi del mio romanzo e così, da allora, aspettavo il suo nuovo lavoro. Mi ha fatto aspettare un sacco di tempo. Neanche a farlo apposta io abitavo di fronte al palazzo di via Igino Giordani dove venne assassinato Luca Varani da Marco Prato e Manuel Foffo e questo libro racconta proprio quella storia. E non la racconta con la lussuriosa pruderie del moralismo che condanna e gode sui social ma con il piglio dell’uomo e dell’intellettuale che vive il suo tempo senza presuntuose verità in tasca. Il racconto, serrato, anestetizza il dolore ma non riesce a spiegarlo, non ci tenta nemmeno, è una pratica antica, un pianto greco che scalcia la morte da vicino. La presenza dell’autore è come se lo si vedesse sempre seduto ai tavolini di un bar all’aperto, si staglia come un occhio privilegiato sui vicoli e le piazze della Roma di oggi, di questo sanguinoso budello di solitudini che è diventata. È un narratore privilegiato Lagioia perché è uno scrittore famoso e può parlare con tutti e può entrare ovunque, lui può accompagnarci in quell’appartamento e nei rapporti familiari e più intimi di vittime e carnefici. E lo fa, lo fa senza paternalismi ma soprattutto senza giustificazioni perché, nonostante tutte le problematiche connesse alle personalità di Foffo e Prato, la colpa c’è ed è ben chiara e Lagioia lo mette in chiaro dall’inizio alla fine. Supera la retorica della ben poca colpa nell’errore pur concedendoci di umanizzare i protagonisti, restituirli alla sfera della umanità. A differenza dei social che deumanizzano ogni storia, Nicola ci riconsegna l’essere umano vivo, che vive e che muore, che uccide e che si uccide.

Ma perché il male ci affascina così tanto? Perché vive dentro di noi ma lo vediamo solo fuori? Il narcisismo è la malattia del secolo? È che questo libro ti lascia un sacco di domande, perciò è un’opera di arte.
Un romanzo rapido, chiaro, intelligente (attenzione intelligente non scaltro), un romanzo che vola via, stiloso, in un attimo (nonostante le 460 pagine) e ti lascia in bocca l’amaro sapore di solitudine e scelleratezza di questa città che solo chi ha vissuto a Roma riconosce bene ma che Nicola Lagioia riesce a raccontare senza i soliti cliché della suburra e che ha messo altra legna ad ardere nel fuoco del mio odio-amore pe’ sta città.

La Città dei Vivi
Nicola Lagioia
Einaudi 2020
pag 460
€ 20.90

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