La musica del cuore

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E si riprende a scrivere, bisogna, per questo, superare il torpore, recuperare forze che vincano l’inerzia, padrona quasi assoluta di questi strani, inediti giorni. Devo accelerare.
Scrivere è agire ma non solo con le mani, anzi, soprattutto con la mente e il cuore: è camminarsi in testa per giungere al cuore e ascoltarne ritmi e accenti.

Quanta verità si deposita nella sua musica spontanea più che nelle parole o nei pensieri, per quanto chiari, della mente (come sosteneva già Blaise Pascal). La verità, in effetti, è tanto indicibile quanto ascoltabile.
Scrivo dunque mi attraverso, mi leggo, mi ascolto, mi parlo, mi muovo nel tempo e negli spazi interiori, invisibili, mi muovo immobile nello spazio esterno cioè scorro tutto nel tempo, avrebbe detto Albert Einstein.

Che meraviglia l’uomo, siamo il mistero tra i misteri, chiamati a pensare, a capire. E per questo cominciamo, però, a dividere, limitare, confinare, fissare tutto, quel tutto che continua, invece, a muoversi, mescolarsi, fondersi e superarsi oltre le regole, le formule, le linee, la morte che vogliamo infliggere alla vita pur di capirla, carpirla, intrappolarla, dominarla.

Che meraviglia l’uomo, chiamato a scegliere tra il potere e il sapere, tra la logica precisa, perfetta e la vita imperfetta, creativa, ineffabile, che mai si farà arrestare nelle piccole caverne umane, e che da sempre frantuma i muri eretti da uomini pavidi e tremanti di fronte alla sua indecifrabile, inspiegabile, prepotente bellezza.
Più del sonno della ragione temo il sonno del cuore, porta aurorale di ogni vero valore spirituale, materiale. E diciamolo una volta per tutte, scriviamolo, con coraggio: abbiamo più paura della vita che della morte. Forse sto esagerando, è proprio vero che scrivere è pensare errando.
Questo oggi scrivo, perché questo oggi sento.

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