L’eccesso è alla base di tutti i vizi. Il piacere portato allo sfinimento dei sensi lo degenera. Deturpa la sua carica vitale e gioiosa. Lo trasforma in una versione caricaturale di se stesso.
Il cibo.
Assolve a una duplice funzione: ci mantiene in vita. È fonte di sensazioni gradevoli. In periodi di ristrettezze, che hanno caratterizzato alcuni momenti storici, la priorità è stata la sopravvivenza. Ciò che si metteva in tavola rappresentava la possibilità di vivere un giorno in più. Oggi i nostri frigoriferi straripano. Almeno è così per gran parte del mondo occidentale. Per tanti, la fame è una suggestione più che un vero richiamo del corpo a continuare ad esistere. Quindi, assolto il compito principale di nutrirci, mangiare è diventata un’esperienza. È possibile viaggiare da seduti, grazie a pietanze esotiche. Esploriamo, con le nostre papille gustative, posti lontanissimi. Andare al ristorante non ha più a che fare solo con il mangiare. I piatti devono sorprenderci. Colpire gli occhi e il gusto. È un tripudio di impiattamenti architettonici e sontuosi. Arditi e provocatori.
Assaporare è un momento mistico. Ma può diventare qualcosa di molto diverso se si perde la misura. Ingozzarsi. Fagocitare onnubilando il gusto con la quantità più sfrenata. Assumere all’eccesso ciò che ci piace, fino allo sfinimento.
Il vizio ha un prezzo. E questo prezzo è lo svilimento del piacere. Pensiamo al nostro piatto preferito. Ora immaginiamo di doverlo mangiare a pranzo e a cena, sempre. Per sempre. Una situazione degna di un girone dantesco. Con il logorio della quotidianità, ciò che ci esaltava diventa una monotona tortura.
Vizio e virtù non sono moniti morali. L’eccesso è vicino alla morte perché è una forma di autodistruzione. Ma, allo stesso tempo, è un passo verso l’equilibrio. Il fine ultimo è vivere nel miglior modo possibile. Soddisfare il piacere del corpo che riverbera nella mente e viceversa.
Godersi la vita è l’esercizio del funambolo. L’equilibrio è la chiave del piacere. Non esiste un metro assoluto. Ognuno deve trovare il suo personale bilanciamento sensoriale ed emotivo. Ci si arriva per tentativi, non per illuminazioni improvvise. Vivere meglio il piacere. Non negarlo. Questa è la sfida.