Il giorno 4 gennaio partiranno le convocazioni per i grandi elettori del Presidente della Repubblica. Mi auguro che il successore riesca ad assolvere al ruolo con lo stesso senso istituzionale e la dignità di Sergio Mattarella. E personalmente spero che non sia Mario Draghi, che preferirei continuasse a fare il tecnico in una fase di fuoriuscita dalla pandemia, un tecnico alla Presidenza della Repubblica mi parrebbe la debacle definitiva della politica. Forse è davvero così ed io non riesco né a vedere né ad accettare questa fine ingloriosa, nostalgico del vecchio millennio. Ma se la politica è defunta (tanto per usare un luogo comune) allora probabilmente occorre prenderne atto e riorganizzarsi di conseguenza: allo scopo vorrei dunque proporre una ipotesi di riforma costituzionale. Ormai lo fanno cani e porci, quindi facendo forza sulla mia quota di personale nefandezza, penso di avere le carte a posto anche io.
Visto il momento la mia ipotesi di riforma riguarda esattamente la nomina del Presidente della Repubblica il quale, come è noto, ai sensi dell’art. 83 della Costituzione, “è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato. L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta”.
Lasciamo perdere qui le rivendicazioni della Valle d’Aosta verso il Molise, che pure potrebbero essere materia di interessante dibattito. Andiamo al sodo, la mia proposta: vista la difficoltà di partiti e movimenti ad esercitare il ruolo nobile della politica in generale e più in particolare visto il rischio che finisca a schifio l’individuazione di persona condivisa e degna per la funzione del Capo dello Stato, troviamo un metodo alternativo, democratico e affidabile. Eccolo: il sorteggio.
Esattamente: eleggiamo a sorte tra la platea dei cittadini italiani. Direte: sei scemo? E se esce un delinquente o una squilibrata? Osservazione più che legittima. Infatti la proposta è più articolata: sorteggio con sbarramento di ragionevolezza. In fondo si tratterebbe di estendere i requisiti previsti dall’art. 84 della Costituzione, che se vogliamo è di manica larga: 50 anni compiuti ed esercizio dei diritti civili e politici. Un po’ pochino in termini di recruitment, ma del resto i padri costituenti (che parecchio hanno rotolato nelle loro tombe negli ultimi decenni) erano ben consapevoli del fatto che i partiti, all’epoca, avrebbero esercitato in maniera opportuno il loro mandato elettivo.
Allora andiamo per ordine: chiunque potrà essere eletto/a Presidente della Repubblica purchè abbia alcuni requisiti. Intanto l’età, che attualmente è 50 anni e la lascerei così, un briciolo di esperienza non guasta. Poi che abbia sempre pagato le tasse, un presidente evasore, anche se ha condonato, non si può sentire. Allo stesso modo, visti anche i precedenti all’estero, deve aver pagato i contributi alla persona che svolgeva i lavori domestici nella sua casa, laddove si fosse avvalso di tale collaborazione. Se è stato imprenditore non si sia avvalso di lavoro in nero. E visti i tempi che sia in regola con le dosi di vaccino, così dà il buon esempio e siamo più certi che non ci viene meno. Nel suo curriculum non dovranno comparire esperienze lavorative di indefinita fattura, che venti anni fa potevano sostanziarsi in “pierre” ed oggi in “influencer”. Se uno in certi periodi non ha lavorato e si è arrangiato, non è una vergogna, si scrive disoccupato e la si finisce lì.
Di ostacolo certamente saranno sentenze penali passate in giudicato, con impossibilità anche se in primo grado se le condanne sono ascrivibili a reati particolarmente odiosi verso le persone o di affiliazione criminale. Certo, messa così sembra l’ABC, ma ormai non ci stupiamo più di nulla, date un’occhiata al casellario giudiziale dei parlamentari nelle ultime legislature.
Sono non redimibili anche alcuni momenti di debolezza mentale, anche se ormai trascorsi, nei quali si è arrivati ad ammettere che quando c’era lui non era tutto poi così male, che le donne da un certo punto di vista se la cercano o che quelli di colore hanno il ritmo nel sangue.
Non essere leader di un partito sarebbe un criterio scontato, non varrebbe neppure il caso di dirlo, anche laddove il partito stia intorno all’uno per certo (così a scanso di equivoci, tanto per evitarci ipotesi strambe tipo Renzi e Calenda, del resto se non ti fila quasi nessuno perché dovrebbero farti Presidente?).
Non avere mai avuto un account su Youporn o altra piattaforma succedanea è un criterio di sbarramento difficile da codificare, ma comunque opportuno.
Il titolo di studio è relativamente importante, magari avere tre lauree e due dottorati non è necessario, tuttavia è essenziale aver letto un numero di libri sufficiente a sostenere una conversazione dignitosa con un altro capo di stato.
Sono concessi hobby, ma tuttavia esercitati con moderazione e senza ostentazione. Si può tifare una squadra di un qualsiasi sport, ma alle partite non è possibile dire le parolacce all’arbitro, si applaude anche il punto avversario e soprattutto non è consentito commentare il risultato.
E’ preferibile essersi astenuto/a dal parlare con il proprio animale di affezione in pubblico, obbligatorio non credere che l’animale sappia rispondere.
Tutti i criteri selettivi si applicherebbero anche ai congiunti e affini di primo grado, in particolare alle mogli/mariti/compagni/compagne, che in caso di elezione accompagnerebbero il Capo di Stato nelle visite ufficiali.
Gli/le deve essere chiara la differenza tra “handicappato” e “diversamente abile”, tra “paesi in ritardo di sviluppo “ e “paesi del terzo mondo”.
Deve essersi astenuto/a dal raccontare barzellette negli ultimi dieci anni, così siamo rassicurati sul fatto che che riuscirà ad evitarlo anche nel corso del settennato.
Non deve mai aver parcheggiato sulle strisce pedonali, neanche se colpito/a dalla maledizione di Montezuma e alla ricerca di un luogo adeguato alla gravità del momento.
Ecco, se alla ipotesi che il Presidente della Repubblica possa essere eletto a sorte su una platea di uomini e donne di oltre 50 anni età (che in Italia sono circa 27,3 milioni, con una prevalenza di 2 milioni delle donne rispetto agli uomini) applichiamo tutti i filtri e i requisiti indicati probabilmente alla fine resterebbero poche decine di candidati/e, tutte persone meravigliose che desidereremmo incontrare e che meriterebbero di rappresentarci.
Ma ormai si vota tra poche settimane, dovevo pensarci prima, almeno tre o quattro anni fa, una riforma costituzionale non si fa in quattro e quattr’otto. Per fortuna. Incrocio le dita, chiunque sia spero non ci faccia rimpiangere troppo il buon Mattarella e intanto tifo utopisticamente per Rosi Bindi.