Prodotta una decina di anni fa, Mühteşem Yüzyıl (I favolosi cento anni) è una serie tv che ha avuto un notevole successo e che racconta l’epoca di Süleyman (Solimano il Grande).
La vicenda si apre con la cattura di alcune persone da parte dei predoni tartari e con il loro trasporto e la loro successiva vendita ai mercanti di Istanbul (forse ai genovesi? È probabile) dove, tra gli altri acquirenti, si recava anche il personale di corte addetto a rimpinguare il palazzo imperiale in termini di manovalanza, futuri eunuchi, impiegate nei mestieri e concubine dell’Harem. È in questi mercati che giunge quindi la protagonista della nostra storia, una donna la cui provenienza (attuale Ucraina?) e il cui nome (Roxelana? Alexandra?) alle cronache storiche e storiografiche non sono ancora chiari. Roxelana viene quindi acquistata perché diventi una delle concubine del sultano. Ribattezzata Hürrem (nome turco, fede islamica) al suo arrivo nell’Harem, riuscirà a mettere facilmente in ombra la prima preferita di Süleyman, Mahidevran, e negli anni a pilotarne, secondo la versione più accreditata della vicenda, l’uccisione del primo genito, Mustafa (normalmente erede al trono dopo Süleyman).
Hürrem quindi diventerà prima la concubina preferita del Sultano, poi la donna più potente dell’Harem e poi dell’intero Impero. Conquisterá in fretta la profonda ammirazione del Sultano dal quale riuscirá a farsi sposare (cosa che non accadeva mai).
Ricordata come una donna potentissima, di grande bellezza e di fine intelletto, a Hürrem tuttavia la gente di questo Paese attribuisce la sgradevole tradizione dei fratricidi tra i principi (per lo più suoi stessi figli, mica di un’altra) di cui rimarrà in vita solo Selim, che succederà al padre, Süleyman.
La lotta per il trono con congiure e assassinii viene annoverata tra le cronache dei secoli successivi come un aspetto dell’ereditá culturale dell’epoca di Hürrem & Süleyman.
Vi invito a seguire questo link al capitolo “Vita col Sultano” https://it.wikipedia.org/wiki/Roxelana
Un paio di curiositá.
Nel film, Süleyman Paşa viene mostrato mentre intaglia uno straordinario smeraldo incastonandolo in una struttura di preziosi per donarlo alla sua gözde (la preferita). È bastato questo perché nella realtà i gioiellieri di Istanbul ne riproducessero delle fedeli e accurate copie: era quello il gioiello di Hürrem Sultan, facile invaghirsi. Anche le bigiotterie si misero subito al pari e in Turchia un regalo grazioso furono sicuramente la collana e i pendenti simbolo dell’epoca più florida dell’Impero. Questo è il link alla prima puntata di Mühteşem Yüzyıl, è in lingua turca ma vi invito a darci un’occhiata lo stesso perché è molto interessante. https://www.youtube.com/watch?v=JBaYiSyH3CY .
Mühteşem Yüzyıl incuriosisce sotto vari aspetti:
- prima di tutto nonostante sia romanzata dà un’idea dell’organizzazione gerarchica di guardie, confidenti, eunuchi (uomini potentissimi) e compagnia cantante, mostra molti aspetti dell’organizzazione bellica, la forma e la fattura delle armi, il grande amore e il rispetto per i falchi (in turco Şahin, che tra l’altro è anche un bellissimo nome maschile);
- racconta inoltre pedissequamente l’amicizia tra il Sultano e il suo Gran Visir, Ibrahim Paşa (cioè il numero due dell’Impero) le dinamiche dell’Harem e la vita del popolo all’epoca dei fatti;
- salta all’occhio anche per via dell’incredibile pulizia degli ambienti e la grande attenzione riservata all’igiene personale in nettissimo contrasto con quanto documentato nelle equivalenti serie storiche (romanzate) sui Tudor, i Luigi di Francia eccetera dove i produttori non si risparmiano affatto pur di riportare fedelmente il lerciume delle condizioni igieniche con quei parrucconi pulciosi, i vasi da notte sui comodini, i capelli unti che a strizzarli si riempirebbe un frantoio, unghiacce nere e denti non da meno, topi, pantegane e ogni sorta di bestiaccia in giro dappertutto, una zozzeria senza fine, insomma. Certo, a onor del vero, anche nell’umidità degli hamam non mancavano intere colonie di blatte (da cui il nome, Hamam boceği, l’insetto del bagno turco) ma la sensazione generale è che la spugna e il sapone fossero una priorità e forse l’unico punto davvero condiviso da poverissimi e ricchissimi.
In Mühteşem Yüzyıl ci sono molti elementi ingraziositi dalla fantasia degli sceneggiatori ma l’idea di fondo è che Süleman Sultan sia stato un uomo giusto (nei Paesi dell’Est asiatico è infatti conosciuto come Kanuni Sultan Süleyman (Solimano il Giusto) e poi come grande condottiero alla stregua di Fatih Sultan Mehmet (cioè Maometto Secondo, conquistatore di Istanbul, sul quale netflix ha realizzato un meraviglioso docu-film. Link al trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t3ISUY0l0WQ&t=21s ).
Per concludere, un piccolo appunto antropologico. La serie tv punta naturalmente a rinfocolare nei turchi il senso di appartenenza a un passato glorioso ma ha la pecca di lasciare sullo sfondo (sperando che nessuno le colga ma noi le cogliamo) alcune evidenze storiche accertate come un capillare meltin pot culturale e religioso al quale sarebbe stato giusto dare più ampio respiro dal momento che la grandezza dell’Impero è la risultante di competenze, fedi e culture delle più varie, non c’è solo l’Islam; le madri di molti dei Padişah della storia ottomana erano cristiane tanto per incominciare, anche se poi costrette a una conversione all’Islam, e la società tutta si fregiava della presenza di diverse etnie che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell’Impero in numerosi modi. Cito uno per tutti l’armeno Mimar Sinan, l’architetto più famoso dell’epoca, a cui si devono molte delle strutture monumentali visitabili ancora oggi a Istanbul, per esempio la magnificente Moschea di Solimano che domina il quartiere dei Bazar e la vita sottostante, e poi porticati, hamam per non parlare della sua decisiva collaborazione alla strutturazione del sistema idrico della città.