E’ la storia del mondo. Siamo nati per viaggiare, per incontrare le genti, ibridarci nel mondo. << Nessuno ci può obbligare a rinchiudere la vita in frontiere di fame…Siamo figli di un eterno movimento>>. Facendoci sentire umanità-umanità, quanto ci rincuorano queste parole tratte dal brano “Il paese che non c’era” che apre l’ultimo album (che meraviglia!!) di Alessio Arena “Marco Polo”, prodotto dalla BeBo Film MusicArt. Dopo la bella prova in scrittura con “Ninna nanna delle mosche “ -romanzo uscito lo scorso anno per Fandango ed ambientato negli anni venti del secolo scorso tra la Lucania e il Cile – il giovane cantautore e scrittore partenopeo, seguendo le orme simboliche del noto viaggiatore veneziano e il filo di una cangiante ispirazione, solca il cammino di un canto che è luogo speciale dell’anima, nonché cantiere scostato dal totem delle omologazioni e dalle liturgie confortevoli delle riconferme. Sono ideale di bellezza le undici canzoni che Alessio Arena ha collocato nel disco, in ciascuna si afferma regale una voce che è miracolo oltre una musica dell’onda che naviga controvento verso nuove sfide e tiene insieme la poesia col soffio di esistenze per cui ha senso ancora lottare, <<affrontare i sogni più improbabili>>. Oltre al già citato “Il paese che non c’era” sono eccezionali “Moby Dick” e “L’orso”, mentre emozionante è il brano “Mio padre, la luna” che vuol accendere un raggio di luce su un’umanità che, più che su questa “terra scura” può, mettere radici, trovar conforto in quel posto (dell’immaginario?) che è luna, per l’appunto. Un omaggio a quella che è diventata la sua seconda lingua-canto da quando vive a Barcellona (dove si è laureato in letteratura comparata), Arena lo rende con “Espina” e “Kublai Khan”, invece il dialetto napoletano, la sacra madrelingua delle passioni, irrompe con “A felicità” e in “Jastemma”, in quest’ultima non si può non lasciarsi ammaliare anche dall’ onda anomala e trascinante che incarna la voce di Roberto Colella, il leader della band folk “La maschera”. Infine ecco le perfomance più intime “Gianni” ed “Epistolario” dove se in una c’è un fratello naufrago “nato per salvarmi dalle inquietudini” nell’ altra si percepisce tutto il passo lento della parola scritta che si fa rifugio dalle ferite che ingombrano l’anima. La musica, i testi raccolti in questo quarto album di Alessio Arena sono imbellettati da infinite sfaccettature canore e da un intimismo proiettato in avanti oltre ogni sospensione d’animo. “Marco Polo” è un viaggio di vita e giovinezza, di canzoni che camminano e chi le ascolta se chiude gli occhi può camminare (sognare) insieme a loro. Fanno da “sparring partner” alla connatura autenticità e pertinenza stilistica della voce di Arena i musicisti Arcangelo Michele Caso (viola), Antonio Esposito (batteria), Giuseppe Spinelli (chitarra), Michele Maione (percussioni), Alessandro De Carolis (flauto), Raimondo Esposito (tromba), Francesco Sanarico (contrabbasso).
